banner

Blog

Apr 17, 2024

“Lantern Slides”, di Edna O'Brien

Di Edna O'Brien

“Machusla, Machusla, Machusla Macree. . .” Qualcuno avrebbe cantato quel ritornello prima che la notte finisse; una voce leggermente ubriaca, o forse molto ubriaca, avrebbe inviato quelle battute taglienti a tutti i cuori chiassosi che, a mezzanotte, non sarebbero stati così gentili o così controllati. All'inizio non sembrava una canzone da cantare lì, perché si trattava di un raduno elegante in una zona selezionata della periferia di Dublino, piena, come disse il signor Conroy, di hoi polloi.

C'erano persone del mondo della politica, del mondo del teatro, del mondo delle corse e del mondo della musica rock. Non era presente nessuna rock star, ma c'era un noto manager di un gruppo e, come ha detto il signor Conroy, forse uno dei suoi protetti tempestati di lustrini sarebbe arrivato più tardi. Mentre la signorina Lawless e il signor Conroy si infilavano nella grande sala, vide una calca di persone, ben vestite, camerieri che andavano avanti e indietro con vassoi e bottiglie e, in una grande griglia di pietra calcarea, un fuoco di torba ardente. L'ambiente circostante era un po' lugubre, come una grotta, ma questa impressione fu dimenticata quando le fiamme si allargarono e si trasformarono in sfrontate bandiere arancioni. Nel soggiorno, un'altra galassia di persone: tutte in piedi tranne alcune signore anziane, che sedevano su un divanetto ricoperto di chintz al centro della stanza. Anche qui c'era il fuoco, e qui il ronzio delle voci che presagivano una serata che sarebbe stata vivace, forse addirittura frenetica. I camerieri, per lo più giovani, si muovevano come chierichetti tra la folla affannosa, e il rumore era così immenso che la gente si chiedeva di tanto in tanto come si potesse sedare quel baccano, perché sarebbe stato necessario sedarlo quando fosse venuto il momento, quando il giunse la richiesta di silenzio.

In ogni cosa intorno si riflettevano i segni della prosperità - scene di caccia in grandi cornici dorate, tavoli bassi ricolmi di ornamenti, scatole di porcellana, uova venate e così via - e i lampadari sembravano tintinnare, tanto fitti, affaccendati e raggruppati erano i lucenti pendenti di vetro. Le grandi composizioni floreali erano tutte identiche: garofani rosa e rossi, come se questi fossero gli unici fiori disponibili. Eppure, guardando attraverso la finestra, la signorina Lawless poteva vedere che il lillà stava appena cominciando a germogliare, e piccoli portauova bianchi di fiori tremolavano sui rami di magnolia neri come l'ebano. È stata una serata allegra.

Il signor Conroy, mentre la conduceva attraverso la folla, sorrise raggiante. È stato lui a spingerla a venire, a telefonare e a chiederle se poteva portarla. Avevano camminato quella mattina presto su Dollymount Strand, avevano lasciato le loro impronte sulla sabbia che Miss Lawless aveva descritto come bianca come il salnitro. Durante la passeggiata avevano rivissuto diversi momenti del loro passato. Il signor Conroy l'aveva fatta ridere e poi l'aveva quasi ridotta alle lacrime. Lei rise mentre lui descriveva la sua vita amorosa, o, meglio, i suoi tentativi di avere una vita amorosa: le lusinghe e il corteggiamento delle donne, specialmente delle donne che venivano dalla campagna e volevano un po' di avventura. Ha parlato in modo entusiasta delle donne che corrono, che sono sempre state delle buone sportive. Poi, in tono più tranquillo, parlò del suo primo amore, o, come diceva così galantemente, del suo primo amore condiviso, perché, come aggiunse, Miss Lawless era l'altra metà del desiderio del suo cuore. Sia la signorina Lawless che una ragazza di nome Nicola avevano dei diritti sul suo cuore, anche se nessuno dei due lo sapeva mai. Il signor Conroy, che lavorava in un albergo, disse che era sorprendente, incredibile nel complesso, le cose che accadevano in un albergo, i piccoli colpi di scena del destino, e continuò descrivendo come un giorno, di ritorno da un fine settimana libero, si trovò ha detto che c'era una signora che beveva pesantemente nella stanza n. 68. Ha rimproverato il barista, ha detto che non sapeva che non approvavano che le ospiti bevessero da sole nelle loro stanze. Allora non doveva fare altro che chiamare la governante e loro due salirono con il pretesto che di lì a poco avrebbero rifatto la tappezzeria. Ecco, chi trovò se non la dolce metà che non vedeva da vent'anni, che adesso era tornata a Dublino perché sua madre stava morendo, e che era, come dovette ammettere a Miss Lawless, ubriaca fradicia, lei voce impastata e viso gonfio.

CONDIVIDERE